
RECENSIONE DI: Le notti Bianche di Fëdor Dostoevskij
LE NOTTI BIANCHE di Fëdor Dostoevskij
Quattro notti e un mattino per raccontare una storia che si muove al buio e nella penombra della coscienza. Un giovane sognatore, abituato a nutrirsi di sentimenti e impressioni, incontra nella notte una ragazza piangente e sola che sarà per lui l’appiglio verso il concreto mondo diurno. La città di San Pietroburgo saprà cullare nel suo bianco silenzio questa storia a due voci, fatta di confidenze notturne, attese e speranze e il mattino, al risveglio, rimarrà quello strano sapore in bocca, quella domanda di realtà inevasa: nelle notti bianche, negli improbabili intrecci e nei sussurri furtivi di due ipotetici amanti, qual è il vero confine del sogno?
ASPETTO TECNICO:
-Prima parte caratterizzata da periodi troppo lunghi elaborati e
complessi
-Personaggi ben caratterizzati
GENERE: CLASSICO/NARRATIVA
COPERTINA: semplice, on molto evocativa
ASPETTO EMOTIVO:
Se all’inizio mi sono persa negli strani ragionamenti del protagonista a causa di frasi
troppo lunghe e un po’ contorte, dalla seconda notte in poi, invece, il libro è diventato più
fluido, la storia mi ha catturata e la stranezza del giovane sognatore mi ha rapita, così
come l’evolversi dei sentimenti verso Nasten’ka.
Il finale mi ha delusa ma non si può pretendere sempre il lieto fine.
La vita è anche questa .
Lo consiglio: UN CLASSICO CHE DEVE ESSERE LETTO.
